Accolgo con un certo stupore le espressioni di meraviglia di quei genitori che osservano i figli ancora infanti gozzovigliare con telefoni e tablet.
La scena che si presenta è all’incirca così: il bambino, colto da una fase di urlo acuto, pretende con insistenza che gli venga lasciato l’oggetto del desiderio.Tablet o telefono che sia.
Il genitore, soddisfatto, mi mostra la grande capacità del bambino di entrare su You Tube e selezionare un cartone di Peppa Pig, già ad un anno. Figurarsi come aumenta la meraviglia se invece di selezionare You Tube il bimbo in questione riesce ad entrare nella posta di mamma, o più banalmente a lasciarsi intontire dal suo gioco preferito.
Fantastico.
Non mi sono mai accorta di questa geniale capacità da parte dei bambini. In realtà pensavo che creare semplici ma efficaci associazioni fosse una loro iniziale prerogativa, ma forse sia io che il buon Piaget ci sbagliavamo.
Secondo questo illustre ricercatore, uno tra i primi ad aver descritto accuratamente le tappe evolutive dello sviluppo umano dalla nascita all’età adulta, ad un certo punto, che si può evolutivamente collocare tra i 12 e i 18 mesi, il bambino intuisce che procedendo per prove ed errori si trovano diverse soluzioni ad un problema; questo, in buona sostanza, significa avere la capacità di riconoscere di possedere uno schema di comportamento, verificare che quello schema non funziona, e scegliere un’altra procedura.
Questo sì è fantastico.
Allora mi viene il sospetto che il mio genitore, non sia tanto affascinato dalla capacità in sé, quanto dal fatto che quel piccolo genio ha imparato prima dell’età adulta.
Questo implica riconoscere a quel piccolo bimbo un perfetto “delirio di onnipotenza” poichè il confronto in opera si svolge con un soggetto di trent’anni più grande.
Forse devo essere più semplice. Il bimbo ad un anno sa usare il tablet, io che ho trent’anni ho appena imparato, allora mio figlio ad un anno ha la prestazione di uno di trenta.
C’è qualcosa che sul sillogismo non mi torna. Tra l’altro mi viene anche un sospetto. Non è mica che quelli che hanno progettato queste macchine, pensando che dovessero essere il più semplice possibile, hanno pensato di renderle così immediate, da essere utilizzabili già ad un anno o giù di lì?
Vorrei insinuare il sospetto che non c’è nulla di geniale in ciò che questi bimbi fanno, perché in realtà la genialità sta nell’essere umano stesso, per come è stato creato, e con le dotazioni “di base” che ha geneticamente ricevuto.
Tra l’altro vorrei permettermi una critica. A trent’anni si impara ad usare il tablet, dopo un percorso che riguardava, almeno durante l’infanzia, la relazione con il proprio corpo, con gli oggetti, la possibilità di poterli toccare, annusare, vedere, cercare. E non solo, ovvimente. Ma cerco di elencare tutto ciò che si perde lasciando i piccoli per ore davanti ad una macchina.
La possibilità di scoprire gli oggetti, intuire le relazioni di causa effetto, imparare schemi comportamentali nuovi, seguire lo sguardo della mamma, cercare o rifiutare la relazione con gli altri, imparare a star seduti, a camminare, a parlare, vedere come cambia il modo di giocare, non sono queste le cose affascinanti dell’infanzia?
Perché i genitori hanno avuto la possibilità di sperimentarle e a questi bimbi invece si attribuisce una genialità per l’utilizzo di un tablet?
Sarà più importante puntare alla crescita dell’individuo o ad insegnare l’uso di quella che è inevitabilmente una stampella?
Come farà a scegliere quale tablet comprarsi da più grande se non ha imparato a scegliere prima perché troppo impegnato a giocare con esso?